Hypericum
perforatum è una pianta appartenente alla famiglia delle Clusiaceae.
La droga è
rappresentata delle sommità essiccate che contengono porzioni di fusti, foglie
e fiori.
Fin dall’antichità è stata utilizzata come vulnerario e come
regolatore del tono dell’umore.
L’azione antidepressiva è stata quella
maggiormente studiata, come confermato dai numerosi studi di fitochimica e
farmacologici, in vitro, in vivo e clinici.
I principi attivi di maggiore
importanza farmacologica sono identificati nelle ipericine e nelle iperforine e
nella frazione dei flavonoidi, tra cui quercitina, isoquercitina, rutina.
Ipericina |
Il
meccanismo d’azione non è ancora chiaramente definito soprattutto per la
presenza di dati di letteratura che non sempre risultano in accordo. La droga e
gli estratti agiscono sul sistema serotoninergico, bloccando la ricaptazione
della serotonina, ma anche sul sistema adrenergico.
Evidenze scientifiche
testimoniano una efficacia antidepressiva dell’Iperico, ma solo nei casi di
depressione lieve o al più moderata, l’efficacia risulta talvolta paragonabile
anche a farmaci quali fluoxetina e citalopram, ma anche in questo caso i
risultati a volte risultano discordi.
Nuove prospettive di utilizzo degli
estratti di iperico riguardano l’impiego in malattie come il disturbo di
iperattività in bambini e adolescenti, la sindrome premestruale e la dipendenza
dal fumo di sigaretta, ma i risultati non evidenziano in maniera univoca una
efficacia del trattamento fitoterapico. Molto investigati risultano alcuni
aspetti quali le possibili interazioni con il metabolismo dei farmaci. Sia
l’iperico che alcuni suoi componenti risultano induttori del Citocromo P450 e
della proteina P, enzimi chiave nella metabolizzazione di diverse classi di
farmaci tra i quali alprazolam,
tolbutamide, digossina, ciclosporina, e molecole contenute nelle pillole usata
come contraccettivi orali come etinilestradiolo e dosogestrel.
Inoltre in caso di assunzione contemporanea di farmaci che agiscono con lo stesso
meccanismo d’azione ossia inibizione della ricaptazione della serotonina, si
possono raggiungere livelli di concentrazione di serotonina tali da
indurre una Sindrome serotoninergica.
Questa è determinata da un eccessivo rilascio dalle terminazioni nervose di
serotoniana. I sintomi con cui si manifesta tale disturbo sono alterazioni
dello stato mentale, come agitazione, confusione, irrequietezza,
disorientamento; alterazioni dello stato vegetativo, come sudorazione, senso di
calore, instabilità pressoria, tachicardia, variazioni pupillari e febbre;
alterazioni neuromuscolari, come tremore, iperriflessia, rigità e inoltre
cefalea, nausea, ansietà e diarrea.
Allo stato attuale risulta di primaria importanza il monitoraggio dei
pazienti che utilizzano iperico in concomitanza con trattamenti farmacologici,
la cui efficacia clinica può essere alterata dall’assunzione di integratori
alimentari contenenti iperico.
Attuale, per la sicurezza e la salvaguardia
della salute dei consumatori sono state imposte restrizioni nella quantità di
ipericina presente nelle formulazioni contenenti iperico che dovrebbe limitare
i possibili rischi di interazione.
La circolare del Ministero della salute del 18/7/2002,
n.3 Applicazione della procedura di
notifica di etichetta di cui all’art.7 del decreto legislativo n˚111/1992, ai
prodotti a base di piante e derivati aventi finalità salutistiche
afferma che :ʺ i preparati a base di
Iperico devono sempre riportare la titolazione in ipericina, il cui tenore va indicato in etichetta per quantità di
assunzione giornaliera consigliata. L’ apporto giornaliero di ipericina non deve superare i 21
mcg/die, tenore che corrisponde a 7 mg di iperico con titolo 0,3% di tale
sostanza. Il predetto limite di 7 mg vale anche in caso di impiego di iperico a
tenore ridotto di ipericina. Tale
quantitativo, infatti, fornisce sufficienti garanzie per un uso alimentare
della pianta, considerando che i suoi effetti farmacologici sembrano
ascrivibili a vari principi attivi e che livelli più elevati comportano il
rischio di interferenze con l’attività di altri farmaci.”
Dott.ssa Annarita Mazzarelli
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