mercoledì 17 febbraio 2016

HYPERICUM PERFORATUM: EFFICACIA TERAPEUTICA E POSSIBILI INTERAZIONI


Hypericum perforatum è una pianta appartenente alla famiglia delle Clusiaceae.
La droga è rappresentata delle sommità essiccate che contengono porzioni di fusti, foglie e fiori.
Fin dall’antichità è stata utilizzata come vulnerario e come regolatore del tono dell’umore.
L’azione antidepressiva è stata quella maggiormente studiata, come confermato dai numerosi studi di fitochimica e farmacologici, in vitro, in vivo e clinici.
I principi attivi di maggiore importanza farmacologica sono identificati nelle ipericine e nelle iperforine e nella frazione dei flavonoidi, tra cui quercitina, isoquercitina, rutina.
Ipericina


Il meccanismo d’azione non è ancora chiaramente definito soprattutto per la presenza di dati di letteratura che non sempre risultano in accordo. La droga e gli estratti agiscono sul sistema serotoninergico, bloccando la ricaptazione della serotonina, ma anche sul sistema adrenergico.

Evidenze scientifiche testimoniano una efficacia antidepressiva dell’Iperico, ma solo nei casi di depressione lieve o al più moderata, l’efficacia risulta talvolta paragonabile anche a farmaci quali fluoxetina e citalopram, ma anche in questo caso i risultati a volte risultano discordi.
Nuove prospettive di utilizzo degli estratti di iperico riguardano l’impiego in malattie come il disturbo di iperattività in bambini e adolescenti, la sindrome premestruale e la dipendenza dal fumo di sigaretta, ma i risultati non evidenziano in maniera univoca una efficacia del trattamento fitoterapico. Molto investigati risultano alcuni aspetti quali le possibili interazioni con il metabolismo dei farmaci. Sia l’iperico che alcuni suoi componenti risultano induttori del Citocromo P450 e della proteina P, enzimi chiave nella metabolizzazione di diverse classi di farmaci tra i quali alprazolam, tolbutamide, digossina, ciclosporina, e molecole contenute nelle pillole usata come contraccettivi orali come etinilestradiolo e dosogestrel.
Inoltre in caso di assunzione contemporanea di farmaci che agiscono con lo stesso meccanismo d’azione ossia inibizione della ricaptazione della serotonina, si possono raggiungere livelli di concentrazione di serotonina tali da indurre  una Sindrome serotoninergica. Questa è determinata da un eccessivo rilascio dalle terminazioni nervose di serotoniana. I sintomi con cui si manifesta tale disturbo sono alterazioni dello stato mentale, come agitazione, confusione, irrequietezza, disorientamento; alterazioni dello stato vegetativo, come sudorazione, senso di calore, instabilità pressoria, tachicardia, variazioni pupillari e febbre; alterazioni neuromuscolari, come tremore, iperriflessia, rigità e inoltre cefalea, nausea, ansietà e diarrea.
Allo stato attuale risulta di primaria importanza il monitoraggio dei pazienti che utilizzano iperico in concomitanza con trattamenti farmacologici, la cui efficacia clinica può essere alterata dall’assunzione di integratori alimentari contenenti iperico.
Attuale, per la sicurezza e la salvaguardia della salute dei consumatori sono state imposte restrizioni nella quantità di ipericina presente nelle formulazioni contenenti iperico che dovrebbe limitare i possibili rischi di interazione.
La circolare del Ministero della salute del 18/7/2002, n.3 Applicazione della procedura di notifica di etichetta di cui all’art.7 del decreto legislativo n˚111/1992, ai prodotti a base di piante e derivati aventi finalità salutistiche afferma che :ʺ i preparati a base di Iperico devono sempre riportare la titolazione in ipericina, il cui tenore va indicato in etichetta per quantità di assunzione giornaliera consigliata. L’ apporto giornaliero di ipericina non deve superare i 21 mcg/die, tenore che corrisponde a 7 mg di iperico con titolo 0,3% di tale sostanza. Il predetto limite di 7 mg vale anche in caso di impiego di iperico a tenore ridotto di ipericina. Tale quantitativo, infatti, fornisce sufficienti garanzie per un uso alimentare della pianta, considerando che i suoi effetti farmacologici sembrano ascrivibili a vari principi attivi e che livelli più elevati comportano il rischio di interferenze con l’attività di altri farmaci.”  

Dott.ssa Annarita Mazzarelli

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